Le indicazioni generali del listino non stanno rendendo evidente una situazione di Borsa che a breve potrebbe indirizzarsi a favore di prezzi in costante crescita.

La fase regressiva dei prezzi degli “industriali” alla Borsa LME ha conosciuto, la scorsa settimana, un nuovo momento di spinta al ribasso.

L’ indice LMEX ha avuto un calo su base settimanale di due punti percentuali ed è ora a quota 3.907, sotto di circa 100 punti rispetto alla soglia psicologica dei 4mila punti! Il calo rispetto a fine aprile 2022 è del 20%

Negli ultimi dodici mesi i metalli industriali hanno perso un quinto del loro valore, segno evidente di una significativa contrazione dei consumi effettivi nei comparti manifatturieri strettamente legati all’utilizzo di queste commodities e ad una sempre più marcata difficoltà da parte della Cina nel ritrovare il passo della crescita economica dopo la fine del lockdown.

Per il rame forse chiusa una lunga parentesi ribassista.

Gli operatori di Borsa stanno seguendo con la massima attenzione le vicende del “metallo guida”, il Rame, soprattutto per aver fornito indicazioni ai loro clienti di tutt’altro tono e direzione in termini di tendenza. Il bilanciamento delle quote di denaro, tra “lungo” e “corto”, non lascia intendere che per il Rame si possa prospettare un’importante e repentina fase rialzista.

La convinzione che per il “metallo rosso” sia in fase di chiusura un’ampia parentesi ribassista è comunque un’ipotesi più che plausibile, essendo ora prossimo a varcare la soglia degli 8600 USD 3mesi.

Prossima fase di ripresa per le quotazioni per lo Zinco?

La situazione dello Zinco, vista sempre sui dati riferiti all’accumulo di denaro “lungo” sulle sue posizioni di Borsa, lascia intendere che il metallo si stia apprestando a vivere un’importante fase di ripresa, che sarà caratterizzata da una progressione costante del prezzo con scadenza a tre mesi.

Ottone e Zama

Le leghe di Ottone e Zama al termine della scorsa ottava hanno già messo in evidenza una sorta di variabilità degli indirizzi generali dei prezzi o almeno aver dato ai rispettivi mercati di riferimento il segnale che è in atto una fase di chiusura della “finestra temporale” delle buone occasioni.

Anche per le quotazioni dell’alluminio momento di forte incertezza.

L’Alluminio sta interpretando alla perfezione questo momento di forte incertezza che si sta respirando in Borsa. I due minimi relativi registrati nella scorsa ottava hanno rappresentato dei momenti di non secondaria importanza e che saranno di difficile replicabilità in ottica di breve periodo. La ricollocazione del prezzo LME dell’Alluminio in prossimità della linea dei 2400 USD 3mesi è quindi una prospettiva alla sua portata.

Nichel, in arrivo una fase moderatamente rialzista?

I movimenti del Nichel andranno studiati con la massima attenzione, considerando che il momento dei “buoni prezzi” è ormai archiviato, soprattutto in funzione degli importanti minimi relativi fatti segnare dal metallo proprio nell’ottava appena conclusa. La fase di Borsa del Nichel si basa su un forte bilanciamento tra le componenti domanda e offerta, pertanto, se proprio deve essere indicata una direzione di tendenza, questa sarà moderatamente rialzista.

Piombo forse al termine della sua progressione.

Il Piombo non mancherà ancora di stupire, anche se la progressione che farà registrare il metallo nei prossimi giorni potrebbe essere l’ultima del periodo.

Stagno, richieste di metallo “fisico” in aumento!

Lo sparuto gruppo di speculatori presente in Borsa ha in avvio della scorsa ottava buttato gli occhi sullo Stagno, adottando una strategia di tipo “corto” sul metallo, poi disattesa dai fatti. Lo Stagno al momento non può essere considerato come un “asset” finanziario su cui marginare, poiché le richieste di “fisico” sono in costante aumento, così come le prospettive di breve periodo del prezzo LME.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

La potenziale cooperazione tra USA e UE sui metalli green è ancora agli inizi

Il lavoro in corso tra i governi degli Stati Uniti e l’Europa per la creazione di un accordo commerciale che coinvolga l’acciaio e l’alluminio prodotti in modo sostenibile è ancora nelle fasi iniziali, ma l’industria dell’alluminio statunitense ha contribuito attivamente alle discussioni bilaterali e sta monitorando il processo nella sua evoluzione.

Secondo l’amministratore delegato della US Aluminum Association, Charles Johnson, “la nostra associazione sostiene gli obiettivi che gli Stati Uniti stanno perseguendo, abbiamo partecipato alla discussione con il governo statunitense e sosteniamo i principi del quadro generale. Ma è ancora molto presto per capire come potrebbe essere l’accordo”.

Johnson ha dichiarato che l’Aluminum Association continuerà a lavorare con il governo statunitense per “garantire che i principi che verranno adottati nei negoziati con l’UE riflettano gli interessi del settore”.

Nell’ottobre 2021, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno raggiunto un accordo in base al quale gli Stati Uniti avrebbero posto fine alla loro tariffa generalizzata del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio, entrambe imposte ai sensi della Sezione 232, sulle importazioni dall’Unione Europea, sostituendo i dazi con un sistema di quote tariffarie.

Nell’ambito dell’accordo, i governi hanno dichiarato che avrebbero lavorato “per negoziare accordi futuri per il commercio nei settori dell’acciaio e dell’alluminio che tengano conto sia dell’eccesso di capacità globale non di mercato sia dell’intensità di carbonio di queste industrie.

La cooperazione tra Stati Uniti e Unione Europea cercherà di promuovere il commercio equo di acciaio e alluminio prodotti con minori emissioni di carbonio e in conformità con le politiche orientate al mercato.

Nel frattempo, l’alleanza stabilirebbe potenziali barriere all’importazione negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, o creerebbe altre forme di applicazione del commercio, per colpire ciò che i governi ritengono essere acciaio e alluminio prodotti con una maggiore intensità di emissioni di carbonio e promossi da politiche commerciali distorsive del mercato.

La collaborazione sembra essere volta a scoraggiare il commercio di acciaio e alluminio prodotti in Paesi come la Cina, che le industrie statunitensi hanno accusato di sovvenzionare l’eccesso di capacità produttiva che distorce il mercato.

L’Associazione ha sempre sostenuto la necessità di una politica commerciale per l’alluminio che affronti le importazioni sleali da paesi specifici, piuttosto che un’ampia azione tariffaria come il meccanismo della Sezione 232 che ha imposto una tariffa del 10% sull’alluminio alla maggior parte dei paesi, compresi gli alleati commerciali.

L’ex presidente Donald Trump ha imposto i dazi della Sezione 232 su acciaio e alluminio nel 2018, citando la necessità di limitare le importazioni di metallo nel tentativo di sostenere la produzione nazionale e la sicurezza nazionale. Da allora le tariffe sono state rimosse, temporaneamente sospese o sostituite con accordi di contingentamento caso per caso con diversi partner commerciali.

Molte aziende globali hanno annunciato “auto sanzioni” o boicottaggi dell’alluminio prodotto in Russia da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel 2022. All’inizio di quest’anno, anche gli Stati Uniti hanno annunciato una tariffa del 200% sulle importazioni di alluminio dalla Russia, mentre il Canada ha applicato un divieto totale.

Sebbene negli ultimi anni le importazioni statunitensi di alluminio dalla Russia abbiano rappresentato una piccola frazione del mercato, Johnson ha affermato che l’industria nazionale deve comunque monitorare i cambiamenti nei flussi commerciali globali derivanti da varie azioni commerciali.

“È una semplice constatazione della realtà che, man mano che i vari mercati del mondo rifiutano l’alluminio russo, quest’ultimo cercherà mercati di ultima istanza e continuerà a essere presente sul mercato globale”.

Il dazio del 200% imposto dagli Stati Uniti sull’alluminio proveniente dalla Russia si applica anche ai prodotti importati da altri Paesi e realizzati con l’alluminio russo. Gli osservatori del mercato hanno notato la complessità della prospettiva di applicare questa disposizione ampliata della tariffa, ma Johnson ha sottolineato che l’Associazione dell’alluminio sta lavorando con il governo per sviluppare una strategia.

APPROFONDIMENTO

Un metallo straordinario ma ancora troppo costoso: il titanio.

Se c’è un metallo che potrebbe cambiare il futuro della transizione verde e della mobilità elettrica, quello è il titanio.

Poco conosciuto (anche dagli esperti di metallurgia), prodotto in piccole quantità e utilizzato su scala relativamente piccola. Nonostante il titanio abbia straordinarie proprietà, assai superiori a quelle dell’alluminio e dell’acciaio, è ancora un metallo di nicchia. Le sue attuali applicazioni sono altamente specializzate e vanno dai motori a turbina per aerei agli impianti medici e ai veicoli militari.

Potrebbe sostituire sia l’acciaio che l’alluminio

Eppure, il titanio è resistente come l’acciaio, ma il 45% più leggero e 2 volte più resistente dell’alluminio. In altre parole, potrebbe sostituire sia alluminio che acciaio, rendendo molti prodotti più resistenti e/o più leggeri. Insomma, non c’è proprio competizione in termini di prestazioni tra il titanio e gli altri metalli industriali poiché le sue proprietà sono nettamente migliori, soprattutto considerando le prospettive della transizione energetica, affamata di metalli leggeri e ad alte prestazioni.

Se poi qualcuno pensa che si tratti di un metallo raro in termini geologici, ignora che il titanio è il nono elemento più abbondante nella crosta terrestre, presente in quasi tutte le rocce e i sedimenti.

Ma allora, perché il titanio è ancora nella serie B dei metalli? Fondamentalmente, il principale problema di questo metallo sono gli elevati costi di produzione.

Il titanio è costoso perché viene ancora lavorato e raffinato utilizzando il processo Kroll vecchio di 80 anni. Si tratta di un processo inventato da William Kroll nel 1940, assai complesso, ad alta intensità energetica e ad alta intensità di carbonio. Il risultato è che il metallo prodotto utilizzando il processo Kroll è antieconomico su larga scala.

La nuova era del titanio

Infatti, la produzione globale di titanio metallico è inferiore all’1% rispetto alla produzione di alluminio e di acciaio e i suoi prezzi molto superiori. Prendendo le medie del 2021 di alcuni semilavorati scopriamo che l’alluminio è in una fascia di prezzo tra i 3mila e i 4mila dollari per tonnellata, l’acciaio inossidabile tra i 4mila e i 5mila dollari per tonnellata, mentre il titanio costa tra i 13mila e i 16mila dollari per tonnellata.

Tuttavia, con una produzione a costi competitivi, potremmo entrare in una nuova era del titanio. I veicoli elettrici potrebbero essere significativamente più leggeri e resistenti, migliorando l’efficienza della batteria e l’autonomia. Laptop e smartphones diventerebbero più resistenti, più leggeri e più sottili. Le esplorazioni aerospaziali e spaziali diventerebbero più economiche e sicure, grazie all’elevato rapporto forza-peso del titanio e al suo elevato punto di fusione.

Dobbiamo quindi auspicare una accelerazione delle ricerche in campo metallurgico affinché venga trovato un modo economicamente vantaggioso di ricavare il metallo dal minerale nel quale si trova così in abbondanza.

LINK UTILI

COMMODITY EVOLUTION : https://www.commodityevolution.com/2023/05/01/stati-uniti-e-europa-per-la-creazione-di-un-accordo-commerciale/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/metallo-straordinario-troppo-costoso-titanio/

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METALWEEK : https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE230502.html

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