Buongiorno,
condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.
Le riflessioni degli ultimi giorni portano ad elaborare su come siano stati deludenti i dati di sintesi dei prezzi degli “industriali” nel corso dell’anno, meno 10% da gennaio
Nelle prossime settimane i numeri, quelli contabili, rivestiranno sempre più importanza nell’imminenza del 31 dicembre, per la maggior parte delle Aziende la data di chiusura esercizio.
Una delle poste di bilancio che rivestono un’importanza non secondaria sono le giacenze di magazzino, non solo perché rappresentano una tra le principali destinazioni del circolante generato all’interno delle Imprese, ma sono anche la cartina di tornasole di come sono stati gestiti gli acquisti dei semilavorati necessari per le produzioni di beni lavorati e destinati alle vendite.
Il criterio della competenza contabile è quindi centrale per la valorizzazione finale delle giacenze, indipendentemente dalla metodologia di calcolo adottata (FIFO, LIFO, valore medio o altri).
I dati che comunque non possono essere soggetti alla libera interpretazione sono i prezzi delle materie prime e come nel caso dei metalli riconducibili a dei valori certi, al momento attuale il listino della Borsa LME.
Un problema non indifferente per chi si occupa di tematiche contabili sarà il decremento dei valori delle materie prime che, dato LMEX alla mano, ha visto gli “industriali” subire un decremento di oltre il 10% da gennaio ad oggi.
La settimana di Borsa si è chiusa sotto l’aspetto della stabilità con movimenti minimi per tutti i metalli del listino LME e cosa non secondaria, rilevabile anche nei controvalori in euro, per buona concessione del Dollaro USD che si è indebolito rispetto alla valuta europea di mezzo punto percentuale.
Spinta speculativa al ribasso sul Rame
Nell’analizzare l’andamento del Rame non bisogna sottovalutare la massa monetaria che sta ruotando attorno al metallo in seno al LME. La presenza di un valore relativamente alto di liquidità sulle posizioni del Rame, esige essere prudenti e circospetti. La spinta speculativa è sicuramente di natura ribassista e questo indirizzo trova supporto anche dai movimenti di metallo “fisico” in contrazione, vista anche una situazione congiunturale non certo promettente in prospettiva 2024.
Equilibrio per lo Zinco
L’equilibrio è invece il punto di forza dello Zinco, con domanda è offerta che non hanno problemi a concordare gli scambi di metallo ai riferimenti USD 3mesi visti negli ultimi giorni di Borsa e oltretutto privi di condizionamenti esterni dettati da fenomeni speculativi estemporanei.
Le leghe, Ottone e Zama
Le leghe in questo ambito di relativa stabilità hanno prodotto riscontri di prezzo sostanzialmente in linea con gli indirizzi delle quotazioni LME di Rame e Zinco. La situazione risulta molto poco articolata per la Zama, con un valore rapportato alla quotazione del suo metallo di riferimento, posizionata in un’area di minimo relativo, andando a pareggiare i valori visti ad inizio settembre.
L’attendismo dei produttori di Ottone nell’adeguare al ribasso i riferimenti base, soprattutto della barra, dovrà prima o poi terminare. Il differenziale attuale tra il valore ufficiale del semilavorato per torneria e stampaggio e quello rapportato ai dati LME risulta di circa 50 euro per tonnellata. Un valore che le trafilerie hanno preferito utilizzare con fini discrezionali nelle trattative con i clienti.
Situazione di stabilità anche per l’Alluminio
La situazione vista per lo Zinco risulta identica per l’Alluminio, anche se in questo caso non è da escludere un lieve fenomeno di correzione verso il basso del prezzo USD 3mesi.
Ancora valori di minimo relativo per il Nichel
Il Nichel rimarrà agganciato ai valori di minimo relativo visti nelle ultime due ottave d Borsa, con aspettative minime di correzioni verso l’alto del riferimento LME.
Recupero per il Piombo
Il recupero del Piombo ha messo in evidenza il momento occasionale di debolezza del prezzo evidenziata a metà ottobre. Le aspettative per il metallo rimangono positive, anche se con un margine di tendenza decisamente contenuto in riferimento al valore dollari 3mesi.
Pochi acquisti sullo Stagno determineranno un ulteriore calo
L’attuale quotazione di Borsa dello Stagno rende molto scettici gli utilizzatori, i quali astenendosi dagli acquisti di “fisico” determineranno un’ulteriore contrazione del prezzo di Borsa, portando il riferimento 3mesi a lambire la linea dei 24mila dollari, come avvenne a settembre.
UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA
Il “green” cinese vuole alluminio. Compenserà la domanda in frenata?
In Cina, la forte domanda da parte dei settori dei veicoli elettrici e delle energie rinnovabili ha contribuito ad aumentare la domanda di alluminio.
Mentre al London Metal Exchange (LME) i prezzi dell’alluminio sono crollati di oltre l’8% nel corso di quest’anno, in Cina sono rimasti più alti rispetto a quelli del resto del mondo. Infatti, le quotazioni allo Shanghai Future Exchange (SHFE) sono aumentate di oltre l’1% da inizio anno.
È un fenomeno che riflette una domanda cinese di alluminio che ha sostanzialmente resistito, grazie alla crescente richiesta del settore green, alle spinte negative di una deludente ripresa economica in Cina.
Boom delle importazioni cinesi di alluminio
Inoltre, la differenza tra prezzi LME e SHFE ha aperto la porta all’arbitraggio, che ha incrementato i flussi di alluminio verso il gigante asiatico. A settembre le importazioni cinesi di alluminio e prodotti derivati sono aumentate del 63,2% su base annua e, nei primi 9 mesi del 2023, la crescita è stata del 21,5% su base annua (2,04 milioni di tonnellate). Molte di queste importazioni provengono dalla Russia.
A settembre, la produzione cinese di alluminio ha raggiunto un record (119.000 tonnellate al giorno), con le fonderie nella provincia sud-occidentale dello Yunnan che continuano ad aumentare la produzione in un contesto di miglioramento della fornitura di energia idroelettrica. Nei primi nove mesi di quest’anno, la produzione di alluminio primario è stata pari a 30,81 milioni di tonnellate, in aumento del 3,3% rispetto al corrispondente periodo del 2022.
Cresce la domanda di metalli verdi per le energie rinnovabili
Ma la vera novità è l’aumento della necessità di metalli (alluminio compreso) che sono fondamentali per la produzione legata alle energie rinnovabili, dai veicoli elettrici ai pannelli solari. Tutto ciò in un contesto di indebolimento per la domanda di alluminio nei settori industriali tradizionali.
Non va dimenticato che la Cina si sta sforzando di raggiungere gli obiettivi dual carbon fissati nel 2020, quando si è impegnata a raggiungere il picco delle emissioni di CO2 prima del 2030 e la neutralità del carbonio entro il 2060.
Come noto, l’alluminio è un componente chiave nei settori della mobilità e dei trasporti, dell’edilizia, degli imballaggi, dell’aerospaziale e della difesa. Inoltre, viene utilizzato anche in quasi tutte le tecnologie di generazione, trasmissione e stoccaggio dell’energia.
Oltre la metà delle auto elettriche nel mondo è sulle strade della Cina
Il settore cinese dei veicoli a nuova energia (NEV), compresi i veicoli elettrici a batteria e gli ibridi plug-in, sta crescendo rapidamente. Secondo i dati ufficiali cinesi, la produzione di veicoli elettrici è cresciuta di oltre il 37% nei primi otto mesi dell’anno, raggiungendo i 5,44 milioni.
Nei veicoli elettrici a batteria, l’alluminio viene utilizzato negli alloggiamenti dell’e-drive, negli alloggiamenti dei pacchi batteria, nella protezione della batteria e nelle piastre di raffreddamento. Inoltre, l’alluminio svolge un ruolo cruciale nelle infrastrutture dell’elettro mobilita, compresi i cavi elettrici e le stazioni di ricarica.
Non dimentichiamo che, ad oggi, più della metà delle auto elettriche sulle strade di tutto il mondo si trova in Cina. Poiché la domanda di veicoli elettrici continua a crescere, aumenta anche la domanda di alluminio, seguendo un trend che dovrebbe consolidarsi nel futuro.
Nel frattempo, anche la domanda solare cinese sta crescendo rapidamente e, secondo la Banca Mondiale, l’alluminio è il materiale più utilizzato nelle applicazioni solari fotovoltaiche. ING Group prevede che la nuova capacità solare della Cina nel 2023 supererà i 150 GW, quasi raddoppiando gli 87 GW installati nel 2022.
Il rischio delle interruzioni energetiche
Secondo molti analisti, i settori verdi dell’economia cinese continueranno a crescere, compensando la debolezza dei settori più tradizionali e aumentando la necessità di metalli verdi, compreso l’alluminio.
Tuttavia, questo scenario non è privo di rischi. Infatti, il paese è diventato più vulnerabile alle interruzioni energetiche visto che l’energia verde dipende fortemente dalle condizioni e dai modelli meteorologici.
Ciò potrebbe provocare, come già successo la scorsa estate a causa della siccità, tagli alla produzione di alluminio e interruzioni alla catena di approvvigionamento per lo sviluppo dell’economia verde.
APPROFONDIMENTO
E se le commodity diventano beni di lusso? Ecco cosa accadrebbe.
Cosa succede quando dei beni essenziali diventano beni di lusso? Gli esperti tracciano gli scenari che potrebbero aspettarci nei prossimi anni.
Il grande pubblico non era abituato a sentir parlare di carenze. Fino a dieci anni fa, la carenza era un evento remoto e straordinario, tanto da far ritenere che il mercato potesse sempre sistemare tali disequilibri: pagando un prezzo maggiore la disponibilità di qualsiasi materia prima sarebbe cresciuta in un ciclo infinito in cui la domanda e l’offerta trovano un equilibrio grazie alla crescita o alla decrescita dei prezzi.
Parlando di carenza di materie prime (gas naturale, petrolio, metalli o alimenti tanto per fare degli esempi), l’opinione generale è che i prezzi elevati siano la cura per le carenze.
Le risorse cruciali si adattano ancora alla logica del libero mercato?
Ovviamente, è vero che i prezzi elevati incentivano più persone a produrre più beni. Ma, nel caso delle materie prime, quando i prezzi aumentano è difficile per minatori, coltivatori e produttori seguire l’andamento dei prezzi rapidamente. Infatti, per esempio, l’aumento della produzione richiede investimenti che hanno tempistiche molto diverse rispetto alla domanda.
Ad ogni modo, visto quello che è successo nell’ultimo decennio è ragionevole chiedersi cosa succederebbe se alcune risorse cruciali non si adattassero alla logica dell’economia moderna.
E’ evidente che le risorse naturali non sono illimitate o, quanto meno, non sono sufficienti per sfamare gli appetiti di una popolazione umana di 8 miliardi di persone.
E se la tradizionale logica di mercato funzionasse solo in un mondo caratterizzato da una crescente estrazione di risorse a basso costo? E se il prezzo per estrarre metalli di qualità progressivamente inferiore o per raccogliere sempre più cereali inaridendo il suolo superficiale che è già saturo di tanto fertilizzante quanto le piante possono assorbire, pompando sempre più acqua dalle falde freatiche in dissoluzione… e se semplicemente non potessimo permetterci tutto questo su larga scala?
Se ciò fosse vero, e lo scopriremo nei prossimi anni, ci accorgeremo che l’estrazione di minerali (in primis quelli critici per la transizione energetica) non riuscirà a tenere il passo con i consumi della popolazione e vedremo il nostro tenore di vita crollare.
Il caso dell’elio e del riso
Un caso emblematico di cosa potrebbe succedere è quello dell’elio. Già nel 2009 sapevamo che il mondo si stava dirigendo verso una grave carenza di elio. All’epoca il mercato mondiale dell’elio era dominato dagli Stati Uniti e dal suo Federal Helium Program, che raccoglieva le fonti di elio più ricche del mondo. Il governo americano, già negli anni ’20, aveva deciso che l’elio era una risorsa così critica da gestirlo come una questione di sicurezza nazionale. Il motivo è sostanzialmente che è assai difficile trovare sostituti dell’elio.
Ma nel 1996 il Congresso degli Stati Uniti decise di abbandonare il business dell’elio e lasciare che fosse il mercato a fissare i prezzi e a determinare se convenisse o meno trovare nuove forniture. Le conseguenze si sono fatte presto sentire e, attualmente, è in atto una corsa di aziende private a cercare e produrre elio. I prezzi di questo gas raro stanno aumentando vertiginosamente e, nel frattempo, diventa sempre più difficile procurarselo.
Un altro esempio interessante è quello del mercato del riso. In molti paesi, le forniture di generi alimentari di base sono gestite dai governi per evitare la carenza di cibo. In Asia i prezzi del riso sono ai massimi storici o quasi.
L’India, il più grande esportatore di riso al mondo, ha già istituito alcune restrizioni sull’esportazione di riso. È possibile che altri paesi seguano l’esempio poiché il modo più veloce che ha un governo per farsi cacciare via è quello di trovarsi in un periodo con il cibo che scarseggio. E mantenere i generi alimentari dentro i confini nazionali è un modo per mantenere i prezzi bassi.
Nuovo secolo e nuovi paradigmi di mercato
L’elio e il riso sono due esempi di carenze che non possono essere affrontate semplicemente dal libero mercato, anche perché esistono ormai pochissimi mercati davvero liberi.
I meccanismi del libero mercato hanno funzionato benissimo nel secolo scorso, quando i mercati erano più liberi e le risorse praticamente illimitate per il fabbisogno di un mondo non ancora sovrappopolato. Ma, nel nuovo secolo, il paradigma potrebbe non essere più lo stesso.
Se ci limiteremo a favorire soltanto la redditività quando trattiamo di risorse critiche (come lo sono per esempio alcuni minerali e metalli) provocheremo pressioni enormi e ingestibili su tali risorse e il problema ci esploderà tra le mani.
LINK UTILI
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METALWEEK: https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE231023.html
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