Buongiorno,
Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.
La fase vista finora al LME, con i prezzi degli “industriali” tra orientamenti rialzisti e ribassisti in rapida successione, potrebbe essere giunta a termine, lasciando ai segni meno le conduzioni dei singoli percorsi nell’immediato futuro.
Gli utilizzatori di metalli e leghe da alcune settimane devono districarsi tra gli andamenti scostanti dei prezzi dei semilavorati impiegati nei loro processi produttivi, questo a causa di situazioni altalenanti delle quotazioni degli “industriali” al LME.
Nei primi due mesi del 2025 l’indice LMEX ha fatto registrare sia dei punti significativi di minimo relativo, come nel corso della settimana di avvio, con il riferimento a 3.895, che di massimo a 4.195 in quella appena conclusa.
Una forchetta complessiva del 7,4%, dove gli ulteriori parziali sono stati la crescita dell’1,4% rispetto agli otto giorni precedenti e una rivalutazione dei prezzi LME di quasi 14 punti percentuali sul piano di confronto posto in rapporto ai dodici mesi precedenti.
La particolare collocazione dei prezzi di Borsa ai massimi dell’anno, porta ad una serie di riflessioni importanti su come dovranno essere definite le strategie di acquisto da parte dei vari comparti industriali, che hanno come loro comune denominatore gli approvvigionamenti diretti o indiretti di materie prime i cui riferimenti si collegano alle quotazioni del LME.
La tendenza generale, anche a causa di una domanda complessiva di metalli con finalità produttive decisamente poco incisiva in termini di tonnellaggi, non solo sulla piazza nazionale, ma a livello globale, determinerà a breve un riposizionamento generale verso il basso dei prezzi di Borsa e questo anche a causa di un’impalpabile presenza del fattore correttivo generalmente esercitato dal comparto speculativo-finanziario.
Rame prossimo al ribasso
Il Rame nell’ultima cinquina di sedute LME non è stato in grado di lambire la soglia dei 9.600 dollari 3mesi che rappresentava uno dei suoi obiettivi settimanali, questo “mancato aggancio” peserà nell’indirizzo di prezzo nel corso di questa settimana, che sarà molto probabilmente ribassista.
Anche lo Zinco senza ulteriore spinta al rialzo
Gli elementi per pensare ad un’ulteriore spinta al rialzo mancheranno anche allo Zinco, dove il riscontro di massimo relativo oltre i 2.900 USD 3mesi si potrebbe considerare come il punto di origine per un periodo non certo breve di storni del suo riferimento di Borsa.
Le Leghe di Ottone e Zama
Nel parlare di leghe a base di Rame e Zinco, la riflessione va fatta anche sul posizionamento del cambio tra euro e dollaro. L’incrocio tra le due valute mette ancora in evidenza lo stato di appannamento di quella statunitense rispetto alla europea, riconducibile in un ambito di neutralità, mentre nelle ultime quattro settimane l’euro ha registrato un progresso dello 0,6% rispetto al dollaro.
Le specifiche quotazioni di Ottone e Zama presenteranno quindi una diretta correlazione con quelle registrate al LME da parte dei metalli di riferimento e come visto in precedenza sui loro imminenti posizionamenti in Borsa, i prezzi delle leghe tenderanno a ridimensionarsi.
Probabile tendenza a riposizionarsi verso il basso anche per l’Alluminio
Il forte accumulo di liquidità con connotazioni rialziste, che si è evidenziato sull’Alluminio a partire dalla seconda parte della scorsa settimana, sarà smaltito in buona parte entro venerdì 28 febbraio, generando quindi dei riposizionamenti negativi sul prezzo dollari 3mesi.
Per il Nichel invece niente ribassi, almeno per il momento
La strada dei ribassi quasi certi per Rame, Alluminio e Zinco, non riguarderà il Nichel, sebbene per questo metallo non si potrà parlare di un ulteriore rinforzo di prezzo dopo i timidissimi segnali di ripresa visti nello spazio degli otto giorni precedenti.
Piombo in lieve flessione
La tenuta del valore del Piombo oltre i 2mila dollari 3mesi è un fattore che non andrà preso in considerazione, anche se non si potrà parlare di una significativa retrocessione della sua quotazione di Borsa nel corso della settimana.
Lo Stagno in controtendenza rispetto a tutti i metalli LME
Lo Stagno non finirà di stupire i suoi spettatori, leggi utilizzatori, con un finale di mese dai contorni “pirotecnici”, questo a significare anche un breve collocamento oltre la soglia dei 34mila USD 3mesi, una partitura che manca dallo scorso mese di luglio.
UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

L’alluminio europeo è sull’orlo del baratro e il CBAM darà la spinta mortale
Se le nuove regole imposte dall’Unione Europea che vanno sotto il nome di CBAM non verranno presto cambiate, il settore dell’alluminio europeo rischia il declino.
Bruxelles ha partorito il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) con l’obiettivo di contrastare il cambiamento climatico.
L’idea di fondo è garantire che le importazioni rispettino gli stessi costi del carbonio imposti ai produttori europei, livellando il campo di gioco per le industrie dell’Unione Europea (UE) e incentivando pratiche più sostenibili a livello globale.
Tuttavia, il CBAM potrebbe essere il colpo di grazia per un settore ormai sull’orlo del baratro. In estrema sintesi, il meccanismo concepito dai burocrati europei renderà il comparto dell’alluminio meno competitivo, aumenterà costi per i produttori UE e, come beffa finale, aggraverà le emissioni globali.
Un settore strategico rischia il declino
L’alluminio è fondamentale per la transizione ecologica europea: dalle energie rinnovabili ai veicoli elettrici, fino all’aerospazio.
Nonostante il suo ruolo chiave, i produttori europei sono già sotto pressione a causa dell’aumento dei costi energetici, della concorrenza sovvenzionata dalla Cina e, ora, delle conseguenze inattese del CBAM.
Come se non bastasse, proprio oggi, è attesa l’approvazione del divieto di importazione dell’alluminio russo, uno dei più green disponibili sul mercato.
Attualmente, oltre il 50% dell’alluminio consumato in Europa proviene dall’estero e, se il CBAM non verrà corretto, questa dipendenza crescerà ulteriormente, minando gli obiettivi climatici della UE e la sua autonomia strategica.
Uno dei principali problemi del CBAM è l’inclusione delle emissioni indirette, cioè i costi del carbonio legati all’energia elettrica utilizzata nella produzione.
Poiché l’alluminio è un’industria ad alta intensità energetica, i produttori europei già pagano tariffe elevate attraverso il sistema ETS della UE, anche quando utilizzano elettricità pulita.
I loro concorrenti extraeuropei, invece, non devono affrontare questi costi.
Se il CBAM continuerà a includere le emissioni indirette, l’alluminio a basso contenuto di carbonio prodotto in Europa diventerà troppo costoso, favorendo l’importazione da paesi con reti elettriche più inquinanti.
Per evitare questo effetto indesiderato, la UE dovrebbe escludere temporaneamente le emissioni indirette fino alla completa decarbonizzazione della rete elettrica, prevista non prima del 2035.
E i prodotti in alluminio finiti?
Attualmente, il CBAM si applica solo all’alluminio grezzo, ma non ai prodotti finiti come componenti per auto, imballaggi e materiali da costruzione contenenti alluminio. Questo crea un’evidente falla nel sistema: le aziende potrebbero semplicemente importare prodotti finiti invece di acquistare alluminio grezzo in Europa.
I burocrati di Bruxelles non hanno proprio pensato che senza includere anche i prodotti trasformati, l’industria manifatturiera europea rischia di essere messa fuori gioco, mentre il mercato europeo si riempirà di prodotti stranieri senza alcun beneficio ambientale.
Verranno rimossi gli aiuti statali nella speranza che il CBAM funzioni
Ma esiste anche il problema delle sovvenzioni. Per anni, le industrie europee hanno beneficiato di meccanismi di compensazione come le quote ETS gratuite e i sussidi per i costi indiretti, strumenti che hanno mitigato la concorrenza sleale.
Tuttavia, il piano attuale prevede l’eliminazione graduale di queste misure, nonostante il CBAM non abbia ancora dimostrato di poter prevenire efficacemente la fuga di carbonio.
Se il CBAM non funzionerà come previsto, la UE dovrà riconsiderare l’eliminazione delle quote gratuite. Rimuoverle troppo presto significherebbe esporre i produttori europei a una concorrenza insostenibile, portandoli a chiudere o a delocalizzare la produzione.
Adempimenti burocratici frustranti
I produttori di alluminio europei esportano il 10-15% della loro produzione annua, per un valore di 7,5 miliardi di euro. Tuttavia, senza una soluzione adeguata alle esportazioni, le aziende rischiano di perdere competitività.
Se l’alluminio europeo dovrà sostenere anche i costi del CBAM mentre i concorrenti in USA, Cina e Medio Oriente no, le esportazioni diventeranno insostenibili.
Infine, per non farci mancare proprio nulla, Bruxelles ha deciso che i produttori europei devono dichiarare le loro emissioni due volte: una sotto l’ETS e una per il CBAM.
Ovviamente, questo crea solo frustrazione, costi aggiuntivi e nessun beneficio ambientale.
APPROFONDIMENTO

Putin propone agli Stati Uniti di rifornirli con alluminio e metalli rari
Proprio quando l’Europa ha vietato le importazioni di alluminio russo, gli americani stanno decidendo di riprendere a comprare alluminio e metalli rari dalla Russia.
Il Presidente russo Vladimir Putin ha offerto agli Stati Uniti l’opportunità di esplorare congiuntamente i giacimenti di metalli rari della Russia e di fornire alluminio al mercato americano nell’ambito di un futuro accordo economico.
L’annuncio arriva poco dopo le dichiarazioni del Presidente americano Donald Trump, che ha anticipato “importanti operazioni di sviluppo economico con la Russia “.
Come riporta Reuters, entro due ore dalle parole di Trump, Putin ha presieduto un incontro con i suoi ministri ed esperti economici per discutere del settore dei metalli rari.
Durante una dichiarazione televisiva, il leader russo ha espresso la disponibilità a collaborare con partner americani, sia a livello governativo che aziendale, per progetti congiunti.
La posizione strategica della Russia nel mercato dei metalli rari
Putin ha sottolineato che la Russia possiede riserve significativamente superiori rispetto all’Ucraina per quanto riguarda i metalli rari.
Secondo i dati dello U.S. Geological Survey, la Russia vanta la quinta più grande riserva mondiale di questi materiali, stimata in 3,8 milioni di tonnellate metriche, posizionandosi dopo Cina, Brasile, India e Australia.
I metalli rari sono fondamentali per la produzione di magneti utilizzati in veicoli elettrici, telefoni cellulari, sistemi missilistici e altre apparecchiature elettroniche.
Tuttavia, la Russia estrae solo 2.500 tonnellate di concentrato all’anno e manca di una capacità adeguata alla lavorazione industriale.
Putin ha anche lasciato intendere che la collaborazione con gli Stati Uniti potrebbe estendersi ai giacimenti situati nelle regioni dell’Ucraina orientale controllate dalla Russia dopo tre anni di conflitto militare.
L’alluminio russo ritorna sul mercato americano?
Un altro tema chiave sollevato da Putin riguarda la possibilità di riprendere la fornitura di alluminio russo agli Stati Uniti. Secondo il presidente russo, le aziende del suo paese potrebbero esportare fino a due milioni di tonnellate di alluminio all’anno, qualora il mercato americano fosse riaperto.
Prima dell’introduzione di dazi proibitivi nel 2023, la Russia riforniva fino al 15% delle importazioni di alluminio negli Stati Uniti. Putin ha affermato che la reintroduzione dell’alluminio russo non avrebbe un impatto significativo sui prezzi, ma potrebbe comunque esercitare un’azione calmierante sui mercati.
Putin ha anche suggerito una collaborazione tra Russia e Stati Uniti nella produzione di energia idroelettrica e alluminio nella regione siberiana di Krasnoyarsk, sede della più grande azienda russa del settore, Rusal.
Il leader russo ha stimato il potenziale investimento per questo progetto a circa 15 miliardi di dollari.
Inoltre, il presidente ha dichiarato che la cooperazione tra imprese russe e americane potrebbe estendersi anche al settore energetico. Sebbene non abbia fornito dettagli specifici, ha confermato che alcune aziende dei due paesi sono già in contatto per discutere di possibili iniziative congiunte.
Secondo un comunicato ufficiale del Cremlino, Putin ha ribadito che i metalli rari rappresentano una priorità per lo sviluppo economico della Russia e per la sua competitività globale.
Il governo russo punta a potenziare l’intera filiera industriale, dall’estrazione fino alla produzione di beni tecnologicamente avanzati.
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METALLI RARI: Putin propone agli Stati Uniti di rifornirli con alluminio e metalli rari – Metalli Rari
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