Buongiorno,

Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

Il nuovo rapporto di cambio tra euro e dollaro annulla la riduzione effettiva riportata dagli “industriali” al LME nei termini dei prezzi USD 3mesi.

La settimana scorsa, gli utilizzatori italiani di metalli e leghe, così come i loro colleghi e concorrenti stanziati nell’Eurozona, hanno dovuto fare i conti con la variazione del dollaro.

L’aspetto valutario ha preso il sopravvento all’indomani della decisione, peraltro annunciata da tempo dalla stessa Federal Reserve, di non mutare e questo almeno fino al prossimo settembre, l’incastellatura dei tassi relazionati alla moneta statunitense.

Nel momento in cui le indiscrezioni sono divenute certezze il “biglietto verde” ha terminato la settimana apprezzandosi dello 0,65% e riportando l’incrocio tra le due valute sotto quota 1.07, mai più visto dall’inizio di maggio.

Il dato che costituisce la discriminante principale resta comunque la variazione periodica dell’indice LMEX, che negli ultimi otto giorni è sceso dello 0,29%, poca cosa in raffronto all’apprezzamento del dollaro sulla principale valuta del Vecchio Continente portando così a più 0,36% la crescita dei prezzi dei metalli pagati in euro.

Settimana di stabilità per il Rame

La stabilità del valore USD 3mesi del Rame ben rappresenta la sintesi di una settimana di Borsa priva di sorprese rilevanti, con il riferimento evidenziare una variazione verso l’alto dello 0,2%, declinandosi comunque alle quotazioni viste lo scorso mese di aprile.

L’accumulo di liquidità rialzista sul Rame si sta riducendo rispetto a quella vista nelle ultime sedute LME, ma al momento costituisce un indubbio limite al rinforzo della sua quotazione di Borsa espressa in dollari.

Fase più complessa per lo Zinco

Una fase più complessa l’ha messa in evidenza lo Zinco, con il prezzo dollari 3mesi riportare nel corso dell’ultima ottava LME una crescita in termini assoluti di una frazione di punto percentuale, lo 0.6, ma non è da sottovalutare come l’andamento altalenante lo abbia inframezzato.

Il tetto dei 2.900 USD 3mesi, mancato per qualche decina di dollari, è stato il momento cruciale per lo Zinco che prima ha decretato la sua fase di rinforzo su base ottava del 3.7% e successivamente e in egual misura, la sua chiave ribassista di indirizzo.

Il dato discendente è quindi quello su cui occorrerà determinare la prima analisi di tendenza in ottica prossima cinquina di sedute LME, con una definizione di prospettiva ancora verso il basso per lo Zinco.

Le Leghe, Ottone e Zama

Le leghe di Ottone e Zama avranno quindi come unico comune denominatore proprio lo Zinco, che con il suo possibile ulteriore decremento sarà in grado di imprimere in entrambe le situazioni delle revisioni ribassiste dei riferimenti di mercato, cambio Euro/Dollaro permettendo.

Dove va l’Alluminio?

L’Alluminio lambirà la soglia dei 2.500 USD 3mesi, andando così a posizionarsi in un’area del grafico che non popolava più dalla seconda settimana di aprile e con un rinforzo di peggioramento dell’indirizzo se l’intero listino degli “industriali” dovesse trovare un’altra settimana come la scorsa.

Inerzia verso il basso per il Nichel

Le cose si complicano al solo pronunciare la parola Nichel; la discesa del suo prezzo dollari 3mesi è stata implacabile negli ultimi otto giorni, andando a sommare ulteriori 3 punti percentuali di decremento e varcando verso il basso la soglia dei 18mila USD, evento che non si verificava più dal lontano 4 aprile.

I numeri e la casistica dei fattori sono tutti, comunque, dalla parte del Nichel, anche se nella prima parte della settimana l’effetto inerzia spingerà la quotazione del metallo ancora verso ulteriori momenti di ribasso.

Settimana vivace per il Piombo

Il Piombo vivrà una settimana di interessante vivacità, questo in funzione della collocazione del suo valore LME non certo identificabile come idonea in funzione di quello che ha fatto vedere in Borsa negli ultimi periodi, momento di massimo relativo compreso di quattro ottave fa.

Minimo relativo in vista per lo Stagno?

Il contesto generale del listino LME non è certo di grande supporto per lo Stagno e per le sue mire rialziste, almeno come aveva fatto intendere una settimana fa circa. L’attuale collocazione della quotazione USD 3mesi risulta in bilico tra due possibili indirizzi, anche se dagli ultimi riscontri sta prendendo sempre più corpo una riproposizione del prezzo LME ai livelli di inizio mese, quando fece toccare il suo minimo relativo da aprile.

Il settore dell’alluminio si preoccupa per la scarsa disponibilità di rottami

Mentre l’industria va verso la decarbonizzazione, uno degli elementi essenziali per l’alluminio verde promette di scarseggiare.

La scarsa disponibilità di rottame a livello globale è un dato di fatto.

Non c’è seminario o conferenza a riguardo da cui non emerga che la scarsa disponibilità di rottami è un grave problema, destinato a peggiorare con il passare degli anni.

Anche i rottami di alluminio, nonostante dinamiche locali che possono differire leggermente da paese a paese, sono coinvolti in queste dinamiche.

La carenza di rottami è, per così dire storica, se non strutturale, visto che da sempre si manifesta periodicamente, con alcuni momenti in cui la fabbrica di rottame si ferma e altri in cui ne sforna in abbondanza.

Ma la questione che, a ragione, preoccupa sempre di più gli operatori del settore dell’alluminio sono le prospettive per i prossimi anni, per i quali si prevede un aumento significativo del numero di impianti che dovranno essere alimentati da scarti e, in genere, dall’aumento globale della capacità di produrre alluminio dai rottami.

Sempre più compratori di rottami

Sempre più aziende stanno investendo in nuove capacità di riciclo, con la conseguenza che il bacino dei consumatori di rottami continua a crescere, mentre l’offerta rimane limitata e non si prevede che possa crescere nell’immediato futuro.

Non essendo possibile estrarre più rottami, rimane soltanto una strada, peraltro molto stretta, che è quella di cercare di migliorare il recupero e l’utilizzo per soddisfare la crescente domanda.

La goccia che sta facendo traboccare il vaso è la decarbonizzazione.

Sempre più aziende preferiscono i rottami all’energia a basse emissioni di carbonio. Infatti, i primi sono più economici e non richiedono tempi dispendiosi e grossi investimenti come invece richiederebbe la seconda.

In alcuni paesi, Stati Uniti per esempio, l’industria dell’alluminio sta diventando più verde non grazie alla produzione primaria, ma soltanto per l’aumento del riciclo dei rottami.

Quando manca rottame cresce la domanda di primario

In questo contesto esistono poi regioni del mondo dove la domanda di rottami sta crescendo a dismisura come, per esempio, in India. Gli indiani, per soddisfare la domanda interna, comprano rottami di alluminio nei paesi che più ne producono, come Europa e Nord America, aggravando la crisi di offerta locale e rendendo la vita difficile per chi deve comprarne.

I commercianti nei paesi europei faticano ad offrire grossi volumi alle fonderie, mentre l’India attrae metallo come fosse una calamita.

Uno degli effetti che si sta manifestando in alcune regioni del mondo, in Europa per esempio ma non solo, è l’aumento della domanda di alluminio primario e un conseguente aumento dei premi.

Tuttavia, al di là delle dinamiche a breve termine, il deficit di rottami di alluminio è destinato a peggiorare e questa potrebbe essere la sfida più importante che l’intero comparto dovrà affrontare per riuscire a raggiungere la decarbonizzazione.

Torna di moda investire in metalli. Boom di scambi al London Metal Exchange

Sono tornati i bei tempi per i traders di metalli di base. Investitori e speculatori sono entusiasti di comprare e vendere in borsa beni durevoli come i metalli industriali.

Alla borsa dei metalli di Londra non si vedevano volumi del genere da anni.

I metalli industriali sembrano tornati sul radar degli investitori. Secondo Reuters, ad aprile sono stati infatti scambiati oltre 17 milioni di contratti, un record in termini di volume (il secondo più alto dall’aprile 2018).

La cosa straordinaria è stato l’aumento delle attività su tutti e sei i contratti dei metalli di base quotati al London Metal Exchange (LME). Addirittura, il nichel, i cui volumi erano crollati dopo lo scandalo accaduto a marzo 2022, è in piena ripresa con le attività di borsa che si sono raddoppiate rispetto ad un anno fa (i volumi sono stati i più alti da febbraio 2022).

I volumi di nichel, piombo, zinco, stagno, alluminio e rame sono decollati

Ma non è solo il nichel ad essere decollato in termini di volumi. Quelli del piombo sono cresciuti del 52% su base annua nel periodo tra gennaio e aprile, quelli dello zinco del 44%, quelli dello stagno del 42%, quelli dell’alluminio del 34% e quelli del rame del 24%.

Nel complesso, i volumi medi giornalieri dell’LME sono cresciuti del 35% nei primi quattro mesi di quest’anno, seguendo una tendenza di crescita iniziata intorno alla metà del 2022.

Il boom non è solo a Londra, ma anche a Shanghai e Chicago

Ma il boom dei metalli non riguarda soltanto Londra. Anche lo Shanghai Futures Exchange (SHFE), ad aprile, ha visto una ripresa delle attività dopo un primo trimestre al rallentatore.

I futures sul rame sono più che raddoppiati su base annua, raggiungendo 6,3 milioni di contratti in aprile, mentre l’attività delle opzioni ha stabilito un nuovo record mensile di 2,5 milioni di contratti.

Alla borsa di Chicago (CME), secondo l’ultimo Commitments of Traders, i fondi hanno aumentato le posizioni lunghe sul rame a 132.622, il livello più alto da gennaio 2018.

L’attività dei futures sul CME ha superato per la prima volta in assoluto la barriera dei quattro milioni di contratti, mentre le opzioni mensili della borsa statunitense hanno visto i volumi quasi quadruplicarsi su base annua, raggiungendo i 404.739 contratti in aprile.

I metalli industriali non sono mai stati molto apprezzati dagli investitori ma, in questi mesi, c’è aria di grossi cambiamenti.

Secondo gli analisti di Citi, quest’anno più di 30 miliardi di dollari di fondi si sono riversati nel settore delle materie prime. Il totale delle attività gestite è aumentato del 7% su base mensile e dell’11% su base annua, raggiungendo i 767 miliardi di dollari ad aprile.

Il settore dei metalli di base, insieme a quello dei metalli preziosi, sta attirando l’entusiasmo speculativo per gli asset durevoli.

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