Buongiorno,

Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

Un listino letteralmente diviso in due, dove ad essere determinante risulterà la quantità e la destinazione del denaro presente su ciascun metallo

La settimana di Borsa si è chiusa con una situazione molto particolare per gli “industriali”.    La discriminante ha riguardato la collocazione del denaro confluito su ciascun metallo, scoprendo che il listino LME si è trovato letteralmente spaccato in due nella sua componente principale.

Il Rame, lo Zinco e l’Alluminio si sono trovanti in situazioni sostanzialmente equilibrate tra i fattori domanda e offerta, dando in questo modo sostenibilità alle quotazioni USD 3mesi via, via definite.

Gli elementi di equidistanza tra i presupposti fondanti dei prezzi sono venuti invece meno su Nichel, Piombo e Stagno, che avendo una connotazione più “sottile” all’interno della compagine LME hanno risentito di una fase di importanti squilibri in termini di definizioni dei valori di Borsa.

La collocazione del denaro all’interno di ogni singola area di contrattazione LME è ritornata quindi ad essere determinante per giudicare l’ambito di congruità delle quotazioni dei metalli espresse in dollari.

Prevista ancora crescita importante per il Rame

Il Rame nelle sedute della prima parte della settimana presenterà ancora un profilo di crescita importante, anche se la sequenza rialzista USD 3mesi non potrà avere un’energia propulsiva infinita e quindi è suggeribile non gestire acquisti importanti di questo metallo con una visione di medio periodo.

Vicina la fermata della corsa dello Zinco?

Le avvisaglie di una corsa senza una base effettiva di consumi di “fisico” potrebbero giungere anche dallo Zinco, ormai prossimo ad un fermo del suo stato di crescita. Gli utilizzatori si stanno mostrando molto apprensivi in riferimento alla progressione rialzista dello Zinco e questo soprattutto nell’ambito delle applicazioni galvaniche che richiedono ingenti tonnellaggi, come ad esempio per i coil di acciaio zincato e la carpenteria strutturale.

Le Leghe, Ottone e Zama

L’Ottone e la Zama non potranno che subire le dinamiche rialziste dei suoi elementi di base, con valori di adeguamento delle rispettive basi prezzo che inevitabilmente assumeranno delle dimensioni di crescita veramente importanti.

Alluminio trainato dalla crescita del listino LME

La quotazione dell’Alluminio verrà letteralmente trainata più che dai consumi diretti di semilavorati di pertinenza, da un contesto di crescita diffusa del listino LME, questo a significare una difficoltà evidente nel procedere ai rialzi solo per doti insite.

Troppo denaro in accumulo sul Nichel

Gli occhi sul Nichel sono tornati ad essere molti, decisamente troppi. L’accumulo di denaro rialzista ha ormai raggiunto un livello di totale insostenibilità e da questo punto in avanti ogni dollaro che verrà aggiunto sulla quotazione 3mesi potrebbe tramutarsi in un’amplificazione del fattore ribassista e che non potrà tardare nel manifestarsi.

Crescita alla fine anche per il Piombo?

Il Piombo, in considerazione del suo effettivo bacino di utilizzo, non dovrebbe prolungare ancora per molto la sua crescita, questo senza dimenticare, come già sottolineato più volte, il particolare contesto attuale del listino degli “industriali”.

Progressione rialzista continua da inizio anno per lo Stagno

Dello Stagno si possono dire molte cose, ma non di certo che la sua crescita sia frutto della particolare attuale contingenza al LME. La progressione rialzista dello Stagno poggia su una struttura di rialzi molto importanti avviati all’inizio di quest’anno, inevitabile che comunque la situazione vista a Londra negli ultimi tempi abbia contribuito a rinforzare la sua situazione di prezzo 3mesi in dollari.

Si risollevano un po’ i produttori di alluminio, grazie all’energia meno cara

Il calo dei prezzi dell’energia sta contribuendo a far riprendere l’industria europea dell’alluminio dopo la grande crisi che l’ha travolta.

La produzione di alluminio in Europa è stata massacrata dalla crisi energetica e oltre la metà della capacità del nostro continente è stata messa KO dall’impennata dei prezzi dell’energia elettrica.

Come ben noto a chi opera in questo settore, l’alluminio è uno dei metalli energeticamente più dispendiosi da produrre e, al culmine della crisi, il costo per l’acquisto dell’energia necessaria per produrlo in paesi come la Francia era più di 5 volte maggiore del prezzo a cui le fonderie vendevano.

Il calo dei prezzi dell’energia ha permesso ai produttori europei di riprendersi dalla crisi

A distanza però di poco più di due anni dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, il calo dei prezzi dell’energia sta permettendo ai produttori europei di riprendersi. Secondo Bloomberg, il costo attuale dell’energia per produrre alluminio è di circa un quarto del prezzo di vendita. Tanto per avere qualche paragone, la quantità di energia necessaria per produrre l’alluminio è circa 40 volte superiore a quella necessaria per produrre il rame.

Che la situazione sia cambiata lo testimonia anche la tedesca Trimet Aluminium che ha dichiarato che, a partire dal prossimo anno, aumenterà la produzione a pieno regime nei suoi smelter in Francia e Germania.

Negli ultimi due anni, Trimet aveva tenuto accesi i suoi stabilimenti tedeschi e francesi a meno del 50% della loro capacità. Entro la metà del 2025 dovrebbe arrivare ad una produzione di 540.000 tonnellate all’anno, supportata da un contratto di fornitura elettrica a lungo termine con EDF (Électricité de France).

L’Europa tornerà mai ai livelli produttivi precrisi?

Anche altre fonderie di alluminio, soprattutto quelle meno esposte all’andamento spot dei prezzi dell’energia elettrica, hanno già riavviato la capacità, così come si sono verificati riavvii produttivi anche nei settori dello zinco e dell’acciaio.

Tuttavia, non va dimenticato che le enormi quantità di energia necessarie al settore dell’alluminio e i pesanti costi associati alle fermate/ripartenze degli impianti, collocano i produttori europei in una posizione rischiosa e molto esposta alle crisi energetiche.

Per questi motivi, non sono ingiustificati i timori che la produzione europea di alluminio possa non riprendersi mai del tutto.

L’idrogeno verde è il nuovo petrolio? Di certo servirà molto platino…

Lo sviluppo dell’economia dell’idrogeno verde va di pari passo con quello della domanda di metalli del gruppo del platino.

Non esiste soluzione climatica senza idrogeno, l’elemento più abbondante del pianeta Terra oltre ad essere rinnovabile e non inquinante.

Secondo l’Hydrogen Council, è il pezzo mancante nel puzzle dell’energia pulita.

Per i giornalisti di Forbes, l’idrogeno verde potrebbe diventare il nuovo petrolio mondiale, in grado di sostituire le fonti di energia non sostenibili e che potrebbero esaurirsi in un arco temporale limitato. Per questo, molti paesi si stanno coalizzando per creare poli dell’idrogeno che potrebbero fornire loro la tanto cercata indipendenza e sovranità energetica.

Platino e iridio come catalizzatori

Attualmente, la produzione di idrogeno verde avviene grazie agli elettrolizzatori con membrana a scambio protonico (PEM) che trasformano l’idrogeno verde in elettricità che può alimentare autobus, biciclette, camion, automobili, navi mercantili, treni e navi.

Ma questa tecnologia riesce a funzionare grazie alle proprietà chimiche e fisiche uniche dei metalli del gruppo del platino.

Il platino, insieme all’iridio, viene utilizzato come catalizzatore negli elettrolizzatori PEM, che utilizzano un elettrolita polimerico solido, una delle due principali tecnologie di elettrolisi disponibili sul mercato.

L’elettrolisi PEM è una tecnologia relativamente nuova che offre vantaggi rispetto ad altri elettrolizzatori, essendo compatta e in grado di far fronte alla natura intermittente dell’elettricità proveniente da fonti rinnovabili.

Quando queste tecnologie decolleranno, il platino sarà uno dei principali beneficiari. D’altronde l’idrogeno significa un valore stimato di 2,5 trilioni di dollari per l’economia globale e la creazione di 30 milioni di posti di lavoro entro il 2050 (dati CME). Di conseguenza, il quadro della domanda di platino a lungo termine sembra diventare sempre più positivo.

La domanda di platino per l’idrogeno verde potrebbe salire alle stelle

Si prevede che la domanda annuale di idrogeno aumenterà da circa 90 milioni di tonnellate di oggi a 140 milioni di tonnellate nel 2030, con l’idrogeno verde che avrà una quota del 20%.

Nel lungo termine, si stima che la fornitura di idrogeno pulito dovrebbe raggiungere le 690 tonnellate entro il 2050. Tra il 60 e l’80% di questo sarebbe idrogeno verde, che richiederebbe da tre a quattro terawatt di capacità di elettrolisi.

L’incontro tra idrogeno verde e platino promette grandi cambiamenti. Secondo il portale NetZero, la domanda di platino derivante dalla produzione di idrogeno verde potrebbe salire alle stelle fino a 2,4 milioni di once entro il 2030, pari al 29% dell’offerta di platino.

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