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Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

La settimana di Borsa si è chiusa con dati piuttosto deludenti, le uniche eccezioni hanno riguardato i tentativi di invertire le tendenze da parte di Rame e Stagno.

Le reazioni delle quotazioni dollari / 3mesi dei metalli rispetto all’andamento altalenante della valuta statunitense ha caratterizzato l’intera ottava LME.

Le fasi di recupero e rilascio del dollaro rispetto all’euro si sono susseguite senza sosta, determinando delle reazioni molto interessanti all’interno del listino LME, con gli “industriali”, ad eccezione di Rame e Stagno, non in grado di reagire, anche solo parzialmente in termini di progresso dei prezzi, ogniqualvolta la valuta USA permetteva loro di produrre dei recuperi di prezzo.

La discesa dell’indice LMEX su base settimanale del 3,7% è un dato che rende in modo eloquente la difficoltà di molti metalli nel reagire alle numerose situazioni favorevoli di crescita che si erano presentate nel corso delle sedute al London Metal Exchange.

La variazione in chiave negativa dell’indice del listino LME sarebbe stata più pesante se, come detto in precedenza, Rame e Stagno non avessero agito in controtendenza nelle rispettive definizioni delle quotazioni dollari / 3mesi.

Rame in ribasso rispetto alla scorsa settimana, ma in recupero nelle ultime sedute

Il “metallo rosso” ha chiuso con una progressione complessivamente negativa del 3,2% la sua posizione di Borsa rispetto agli otto giorni precedenti, pur mostrando una parvenza di recupero nelle ultime tre sedute LME con un progresso parziale di 0,3 punti percentuali.

Una situazione che ha messo in evidenza come il metallo guida del listino sia ancora in grado di attingere energie positive dal sottostante monetario di riferimento, ormai quasi totalmente alimentato dai suoi utilizzatori diretti.

La debole proiezione rialzista del Rame potrebbe subire un’interruzione in questa prima parte della settimana, con il conseguente effetto di riportare il suo valore sotto la linea dei 9mila dollari / 3mesi.

Inerzia ribassista per lo Zinco

Lo Zinco ha conosciuto giorni migliori, con la quotazione USD riposizionarsi al livello visto proprio ad inizio agosto. L’inerzia ribassista permetterà agli utilizzatori di questo metallo di approfittare degli ultimi scampoli di riduzione, prima dell’avvio di una nuova fase della crescita del suo riferimento dollari / 3mesi.

Le Leghe, Ottone e Zama

Le principali leghe di Rame e Zinco vedranno delle definizioni di prezzo con strutture di formazione da parte dei produttori molto incerte e precarie.

L’Ottone, che ha approfittato della piccola propensione rialzista del Rame per far segnare un ridotto adeguamento rialzista, dopo un gran numero di fissazioni al ribasso delle “basi” dei semilavorati, potrebbe vedere nuovamente in discesa le proprie quotazioni.

La Zama, con lo Zinco ancora in flessione, metterà gli utilizzatori di questa lega davanti ad una combinazione di fattori piuttosto favorevoli nell’approvvigionamento di “panetti” a dei valori che difficilmente avranno una loro replicabilità nel breve periodo.

Segnali di debolezza per l’Alluminio

L’Alluminio da qualche settimana sta dando segnali di una rinnovata debolezza, che avrà modo di protrarsi anche nel corso delle prossime sedute di Borsa e che andrà ad annullare totalmente i progressi fatti dal metallo nella seconda parte di agosto, pur mantenendosi, almeno per il momento, ancora distante dal minimo relativo visto alla fine di luglio.

Nichel in caduta verticale

L’arretramento diffuso del listino degli “industriali” non ha certo giovato al Nichel, con una caduta verticale del suo riferimento USD 3mesi. Si sta profilando una collocazione di minimo relativo sempre più lontana dalle aspettative di mantenimento prezzo in area 17mila dollari, con uno sviluppo di previsione addirittura sotto la linea dei 16mila, replicando i valori visti nell’ultima decade di luglio.

10 sedute consecutive al ribasso per il Piombo

La parabola ribassista del Piombo potrebbe conoscere il numero conclusivo in termini di prezzo dollari / 3mesi proprio nel corso di questa settimana dopo ben 10 sedute LME consecutive di ribassi.

Soglia di prezzo incerto quella raggiunta dalla Stagno

La soglia dei 31mila USD 3mesi risulterà come dato di prezzo molto incerto per lo Stagno, questo malgrado un sostanziale bilanciamento tra le componenti domanda e offerta che gli permetterebbe di non discostarsi molto da questo livello di quotazione nelle sedute LME di questa settimana. 

Non cedono i premi dell’alluminio in Europa. Per il momento c’è poco metallo.

Il premio per l’alluminio primario duty-unpaid è aumentato leggermente, ma la domanda dei consumatori è piatta.

I premi dell’alluminio primario in Europa rimangono sostenuti e il premio a Rotterdam (dazio non pagato) è in leggero rialzo grazie ai segnali di scarsa offerta nel nostro continente.

Secondo Fastmarkets, i premi sono tra 270 e 295 dollari per tonnellata (P1020A, in magazzino a Rotterdam DU), in crescita rispetto alla scorsa settimana.

Una dinamica favorita da una certa incertezza circa la disponibilità di metallo fisico nei magazzini. I premi DP (duty paid) sono invece a 330-355 dollari a tonnellata.

La domanda finale è depressa

Sul mercato europeo gli inventari sono bassi e ciò viene confermato dal basso contango al London Metal Exchange (LME). Lo spread tra contratto cash e contratto a 3 mesi si è attestato di recente a circa 17 dollari per tonnellata, con gli operatori che non staccano gli occhi dallo spread ottobre-novembre a 9 dollari per tonnellata in backwardation.

In Europa non c’è abbastanza metallo in arrivo (in questo momento i costi di importazione sono alti) e, di conseguenza, si ricorre al de-stoccaggio.

Per certi versi il mercato si trova in una condizione anomala, con una bassa disponibilità di alluminio, ma anche con una domanda finale piuttosto depressa.

Grande incertezza anche sul mercato asiatico e americano

Interessante notare che in Asia il mercato si sta muovendo su altre basi. Il premio per l’alluminio si è ridotto, in linea con un diffuso sentiment ribassista.

Negli altri paesi asiatici la domanda è stabile ma debole e in Corea del Sud i premi sono rimasti invariati.

Al contrario, negli Stati Uniti il premio (ddp Midwest) è leggermente cresciuto, mentre il mercato spot continua ad essere debole, con prezzi troppo bassi per incentivare chi volesse vendere.

Comunque, anche oltre oceano il quadro non è per niente chiaro e l’unica certezza è che abbonda l’incertezza.

La produzione globale di carbone ha raggiunto livelli record

Lo scorso anno la produzione e il consumo di carbone hanno toccato livelli senza precedenti, con l’Asia che traina l’intero mercato.

Molte persone hanno una visione distorta della realtà energetica globale e credono che una fonte fossile come il carbone sia in declino.

I dati mostrano invece il contrario.

A giugno di quest’anno, l’Energy Institute ha pubblicato la Statistical Review of World Energy, che fornisce un quadro completo della domanda e dell’offerta delle principali fonti energetiche nel mondo.

Quello che traspare, tra le altre cose, è che nel 2023 la produzione globale di carbone ha raggiunto un record di 179 exajoule (EJ), superando il picco dell’anno precedente.

La regione Asia-Pacifico ha contribuito per quasi l’80% alla produzione globale, guidata principalmente da Australia, Cina, India e Indonesia.

La produzione e il consumo della Cina è a livelli senza precedenti

In particolare, la Cina da sola ha prodotto poco più della metà del carbone totale mondiale. Di fatto, la produzione e il consumo della Cina hanno raggiunto livelli senza precedenti.

Al contrario, la produzione di carbone in Europa, Nord America, America Centrale e Meridionale è diminuita rispetto al 2022.

Anche il consumo globale di carbone ha raggiunto un nuovo massimo, superando per la prima volta i 164 EJ. Ciò ha rappresentato un aumento dell’1,6% rispetto al 2022, con un tasso di crescita sette volte superiore alla media del decennio precedente.

Anche in questo caso, la Cina è il maggiore consumatore, con il 56% del consumo globale di carbone.

Per la prima volta, il consumo di carbone dell’India ha superato il consumo combinato di Europa e Nord America, mentre il consumo sia in Europa che in Nord America è sceso sotto i 10 EJ ciascuno, segnando il livello più basso dal 1965.

I prezzi sono scesi del 46%

Per quanto riguarda i prezzi, nel 2023 sono scesi in modo significativo rispetto ai massimi record del 2022, con una diminuzione media del 46%. I prezzi di consegna in Europa si sono attestati intorno ai 130 dollari per tonnellata, mentre i prezzi in Asia si sono attestati in media sui 125 dollari a tonnellata.

Da questi dati emerge un panorama in grande evoluzione sui mercati energetici globali, con l’Occidente che sta ritirandosi dall’uso e dalla produzione di carbone e i paesi asiatici che stanno invece facendone grande uso.

Il risultato complessivo è che la produzione globale è in espansione ed ha raggiunto nuovi record.

Arginare l’attuale aumento delle emissioni di carbonio (il carbone è il combustibile fossile a più alta intensità di carbonio) è probabilmente un’utopia senza coinvolgere anche quelle aree di mondo che reclamano energia a basso costo per potersi sviluppare.

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