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Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

I prezzi degli “industriali” alla prova dei fatti dopo la deludente settimana del LME WEEK e la ripresa delle attività produttive in Cina dopo i giorni di vacanza.

La settimana si apre con una programmazione di calendario decisamente più votata alla consuetudine lavorativa rispetto a quella appena conclusa.

L’evento annuale del LME Week da collocare nello scaffale dei ricordi, più precisamente nella sezione “nulla di fatto” e le vacanze cinesi ormai agli sgoccioli, riportano il mondo dei metalli alla sua normalità.

La variazione settimanale poco sotto lo 0,5% dell’indice LMEX dà nei fatti l’esatta dimensione del clima di scarsa fiducia che si respirava nella capitale britannica durante le giornate del simposio organizzato dal London Metal Exchange.

L’enigmatica azione del Governo cinese, introdotta una decina di giorni fa nel tentativo di dare un decisivo cambio di passo all’economia interna, verrà messa alla prova dei fatti nel corso di questa settimana.

I metalli industriali non potranno giocare un ruolo secondario nella difficilissima situazione che sta attraversando l’economia cinese in questo periodo.

Un fattore di ulteriore criticità è rappresentato dalla fase di rinforzo del dollaro, che nell’ultima settimana ha recuperato l’1,5% sulla nostra valuta, complicando notevolmente le strategie di acquisto degli utilizzatori diretti di metalli e leghe dell’Eurozona.

Andamento remissivo per il Rame

L’andamento piuttosto remissivo del Rame, in pochissimi frangenti collocato oltre la linea dei 10mila USD 3mesi, evidenzia quanto sia ardua l’opera di molti soggetti che operano al di fuori del comparto industriale-manifatturiero, leggi speculatori, nell’imprimere un indirizzo di crescita al prezzo del metallo guida in ambito LME.

La collocazione della quotazione di Borsa del Rame resterà ancora nell’area di massimo relativo per l’intera “cinquina” di sedute e senza variabilità eccessive nelle definizioni di valori in ambito USD.

Vivace stabilità per lo Zinco

Lo Zinco manterrà un andamento di vivace stabilità, consolidando in questa maniera la sua collocazione del prezzo LME 3mesi oltre i 3mila dollari.

Le Leghe, Ottone e Zama

Lo stato positivo dello Zinco inciderà in maniera determinante sulle quotazioni della Zama, collocata nelle zone di massimo, pareggiando i profili di prezzo visti tra la fine maggio e l’inizio di giugno.

La prevedibile assenza di momenti di variabilità verso l’alto del Rame, in contrapposizione con una sostanziale vivacità dello Zinco, lasceranno l’Ottone in una zona di relativa stabilità, con i prezzi base seguire le limitate variabilità giornaliere consuntivabili quotidianamente nelle variazioni USD 3mesi dei due elementi di lega, con il fattore determinante della conversione valutaria tra euro e dollaro.

Accumulo di denaro rialzista sull’Alluminio

L’accumulo di una sempre più crescente quota di denaro con connotazione rialzista avrà come diretta conseguenza un’ulteriore crescita del valore USD 3mesi dell’Alluminio, con un’escursione prossima a quota 2700, vista per l’ultima volta a maggio, ma non certo in grado di durare per un tempo prolungato.

Percorso inverso per il Nichel

Un percorso di quotazione che il Nichel, a differenza dell’Alluminio, ha già testato la settimana scorsa, quando al raggiungimento di un significativo momento di massimo relativo, ha fatto seguire una consistente azione ribassista del valore USD 3mesi e che sarà destinata a prolungarsi anche in questa.

Sempre sugli scudi la quotazione del Piombo

La ripresa a pieno regime delle attività produttive in Cina coinciderà con la ripresa della quotazione del Piombo, dove il suo impiego non sta conoscendo momenti di arretramento in termini di tonnellaggi impiegati.

Stagno al massimo relativo

Il quadro settimanale dei momenti di test, in ambito sostenibilità dei prezzi di Borsa, si completa con lo Stagno, che fisserà a quota 34mila dollari 3mesi il suo momentaneo limite di massimo relativo, ma non per molto.

Meno alluminio primario in Europa e più domanda. I rottami ci salveranno?

La domanda globale di alluminio è prevista in forte crescita entro il 2030, ma l’industria europea taglia la produzione. L’Europa dovrà affrontare una carenza di metallo.

L’International Aluminium Institute prevede un aumento della domanda di alluminio del 40% entro il 2030, il che richiederà una produzione aggiuntiva di 33 milioni di tonnellate all’anno.

In questo quadro che delinea chiaramente un quadro positivo per chi produce alluminio, in Europa la produzione si sta muovendo in contro tendenza.

Negli ultimi anni, gli alti prezzi dell’energia hanno costretto i produttori europei di alluminio a tagliare la loro produzione, un problema esacerbato dalle interruzioni dell’approvvigionamento energetico derivanti dalla guerra tra Ucraina e Russia.

Verso una carenza di alluminio in Europa

Secondo l’analisi dell’International Aluminium Institute, la produzione europea di alluminio è diminuita del 3,95% nel 2023, attestandosi a 6,73 milioni di tonnellate.

La conseguenza è che l’Europa dovrà affrontare molto probabilmente una carenza di alluminio.

La produzione di alluminio richiede un’enorme quantità di energia, con il metallo fuso che deve essere mantenuto nella regione dei 700 ℃ per un periodo prolungato.

Poiché i prezzi dell’energia difficilmente scenderanno nel nostro continente, la discesa della produzione di alluminio in Europa sembra proprio destinata a continuare.

L’unica possibilità che rimane per compensare il declino della produzione interna è quella di aumentare le importazioni di metallo (già a livelli elevati) da paesi come la Cina.

Tuttavia, con le principali rotte commerciali globali che attraversano molteplici potenziali punti critici, tra cui il Mar Rosso e il Mar Cinese Meridionale, il rischio di ulteriori interruzioni nelle catene di approvvigionamento è concreto.

Crescerà la domanda di rottami

Naturalmente, venendo a mancare significative quantità di alluminio primario, è ragionevole pensare che aumenterà la domanda di rottami. Una tendenza accentuata anche dagli obiettivi di emissioni di CO2 stabiliti da Bruxelles che spingono i produttori a cercare tutti i modi per decarbonizzare.

Secondo Aluminium Stewardship Initiative, l’industria dell’alluminio deve ridurre le proprie emissioni di oltre il 95% entro il 2050 per raggiungere i suoi obiettivi di 1,5 ℃.

Produrre alluminio secondario permette di utilizzare il 95% di energia in meno rispetto all’alluminio primario. Ciò spingerà il settore dell’alluminio verso il metallo secondario e, quindi, verso i rottami.

Secondo l’International Aluminium Institute, l’alluminio viene già riciclato a un tasso di circa il 76%, una percentuale che non ha molto spazio per crescere.

La strada per ottenere più rottami rimane quella di rivolgersi a forniture dall’Asia, un mercato sul quale si scatenerà una concorrenza feroce tra acquirenti europei, americani e cinesi.

Miniere e siderurgia senza emissioni? Ci costerà mille miliardi di dollari

La multinazionale Vale stima che il costo per l’estrazione mineraria e la produzione di acciaio senza emissioni di carbonio superi i 1.000 miliardi di dollari.

Secondo il direttore finanziario di Vale, la multinazionale mineraria brasiliana particolarmente focalizzata sul ferro, i costi per trasformare il settore minerario e quello siderurgico in industrie a zero emissioni di carbonio potrebbero superare i mille miliardi di dollari.

I costi stimati sono maggiori del valore di tutti i produttori di acciaio del mondo

Sono cifre che sono emerse alla conferenza Fronteiras da Mineração, durante la quale è stato sottolineato che tale enorme costo è superiore al valore dell’intera filiera siderurgica, stimato in poco meno di un trilione di dollari sommando il valore di mercato di tutti i produttori di acciaio del mondo.

La buona notizia, sempre secondo Vale, è che oggi non ci sono tecnologiche economicamente sostenibili per la generazione di energia a zero emissioni di carbonio.

L’idrogeno è disponibile ma il problema è aumentare la scala e ridurre i costi. Attualmente, l’idrogeno costa il doppio di quanto dovrebbe essere per poterlo considerare nel processo di produzione dell’acciaio.

Guardando al futuro, l’adozione di tecnologie a zero emissioni di carbonio sarà probabilmente asimmetrica e piuttosto graduale. Alcuni paesi in grado di effettuare la transizione lo faranno più rapidamente.

Ad esempio, l’Europa e gli Stati Uniti, con tutto il loro supporto e sussidi, si muoveranno più velocemente. La Cina probabilmente impiegherà un po’ più di tempo.

Come e quanto verrà tassato il carbonio?

In questo contesto sarà fondamentale il modo in cui i diversi paesi tasseranno il carbonio. La tassa sul carbonio è molto importante perché indirizzerà l’allocazione del capitale e fornirà incentivi ai produttori.

Come ha detto il direttore finanziario di Vale, “arriverà il momento in cui sarà necessario pagare, ad esempio, per vendere un pellet ad alta intensità di carbonio in Europa, e questo costringerà le aziende a prendere in considerazione soluzioni come le bricchette, che hanno un’impronta di carbonio inferiore “.

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METALWEEK:  https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE241007.html

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METALLI RARI: https://www.metallirari.com/miniere-siderurgia-senza-emissioni-costera-1000-miliardi-dollari/

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