Buongiorno,

riprendo oggi la pubblicazione della newsletter sul mio blog dopo aver saltato la scorsa settimana.

Una settimana troppo “strana”, nella quale non sono riuscito a trovare le energie giuste per dedicarmi con impegno alla ricerca di articoli interessanti da riprendere e condividere con te.

Riparto quindi, come al solito, con le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

Il listino degli “industriali” continua a rimanere stabile, anche se un occhio di attenzione nelle prime sedute della settimana, più che sul Rame, dovrà essere rivolto su Zinco e Nichel.

La Borsa degli “industriali” nella ripetitività del dato riferito al suo indicatore LMEX e posizionato per la terza settimana consecutiva a rilevare una variazione di qualche decimale di punto su base ottava, mette in evidenza una sua totale assenza di direzionalità.

Nelle ultime tre settimane la variazione complessiva dell’indice riferito ai prezzi quotati al LME ha totalizzato il valore di meno 0.68%, con il riscontro negativo dello 0.19 riportato nell’ultima “cinquina” di Borsa.

Uno dei fattori primari di questa situazione è la quasi totale latitanza del comparto speculativo nella determinazione dei prezzi dei metalli all’indomani dei picchi registrati durante la terza settimana di maggio.

Soglia psicologica di 9500 per il Rame

L’analisi, come sempre, parte dal Rame, che ha messo in evidenza una costante diminuzione del valore 3mesi fino a lambire la linea dei 9500 dollari. Una soglia che assume un significato più di natura psicologica che sostanziale e che comunque non si riproponeva dalla metà di aprile.

Le aspettative per il metallo guida del listino LME non sono certo degne di rilievo, anche se la sensazione è quella di una difficile prosecuzione della strisciante debolezza della sua quotazione.

Zinco unico degli “industriali” sugli scudi!

Dello Zinco si può solo parlare bene, in relazione a quello che è riuscito a produrre negli ultimi tempi in Borsa e in particolare negli ultimi otto giorni.

Il 2.8% di crescita su base settimanale ben rappresenta questa situazione, considerando che quasi individualmente ha retto le sorti dell’indice LMEX che in mancanza di questa performance di quotazione sarebbe andato decisamente alla deriva.

Le aspettative sono ancora quelle di un rinforzo della quotazione USD 3mesi, ma non certo di un posizionamento prossimo a quota 3mila dollari.

Le Leghe, Ottone e Zama

La relativa proattività del prezzo dello Zinco pone l’attenzione sulla determinazione del valore di mercato della Zama. La lega con il “metallo grigio opaco” come suo elemento principale sta riprendendo quota dal minimo relativo di metà giugno, anche grazie al supporto non certo favorevole per gli utilizzatori del fattore cambio tra euro e dollaro.

Una situazione più neutra in termini di definizione delle “basi” viene invece evidenziata sul versante Ottone, con i riferimenti di prezzo subire gli effetti compensativi delle valorizzazioni di Borsa tra Rame e Zinco.

Equilibrio tra domanda e offerta per l’Alluminio

La fase di equilibrio che ha interessato le componenti domanda e offerta dell’Alluminio al LME fino a questo momento, risulterà essere la caratteristica dominante nella determinazione della sua quotazione anche in questa prima ottava di luglio, con l’importante dettaglio di un possibile rinforzo rispetto alla linea dei 2500 dollari 3mesi.

Sussulto di orgoglio per il Nichel

Un sussulto d’orgoglio è stato quello che ha animato il Nichel nel non valicare verso il basso la soglia dei 17mila USD 3mesi. La rassicurante situazione di equilibrio tra domanda e offerta lascerà spazio a delle prospettive di consolidamento del riferimento di Borsa del Nichel, senza comunque che questa momentanea area di normalizzazione del prezzo produrrà importanti correzioni in termini di crescita rispetto ai suoi livelli attuali.

Accumulo di liquidità rialzista per il Piombo

L’accumulo di una discreta quota di liquidità con chiare connotazioni rialziste rivestirà per il Piombo una chiave di lettura ben delineata in termini di indirizzo del suo prezzo di Borsa indicato in dollari con scadenza 3mesi.

Stagno nuovamente sopra quota 33mila

Lo Stagno, alla pari dello Zinco, non ha mantenuto lineare il suo andamento di Borsa negli ultimi otto giorni, con Il suo valore nuovamente al di sopra di quota 33mila USD con scadenza 3mesi. Una quotazione che sta dando ragione alla compagine degli utilizzatori che avevano interpretato le flessioni di prezzo avvenute negli ultimi dieci giorni come dei normali avvicendamenti di minimo e nulla più.

Il settore dell’alluminio in Germania va male. Estrusori in difficoltà

Le cose continuano a essere piuttosto difficili nel settore dell’alluminio tedesco, soprattutto per chi produce prodotti estrusi.

La situazione nell’industria tedesca dell’alluminio resta difficile, con cali diffusi della produzione in quasi tutti i settori.

A fotografare la situazione, riferita al primo trimestre del 2024, è Aluminium Deutschland, l’associazione che rappresenta i produttori di alluminio tedeschi.

Gli alti costi energetici e la pessima situazione economica generale in Germania continuano a colpire duramente i produttori di metallo. La domanda da parte dei principali settori economici, in particolare da parte del settore edile, rimane a livelli assai bassi.

Inoltre, il numero di immatricolazioni di auto elettriche è crollato a causa della sospensione dei finanziamenti e delle sovvenzioni da parte del governo.

Diminuisce anche la produzione da riciclo

In questo quadro negativo, anche la produzione di alluminio da riciclo è diminuita. E questo nonostante la sua importanza per la decarbonizzazione dell’Europa e tutto il potenziale di mercato ad essa associato.

Da gennaio a marzo in Germania sono state prodotte 685.000 tonnellate di alluminio da riciclo, ovvero una diminuzione del 7%.

Tra chi sta soffrendo maggiormente ci sono i produttori di estrusi di alluminio.

Nei primi tre mesi di quest’anno, il volume dei produttori di semilavorati in alluminio lavorati è sceso in alcuni casi a due cifre.

In totale, sono state prodotte poco più di 571.000 tonnellate di alluminio, con un calo del 6%. I produttori di laminati hanno registrato un calo relativamente moderato (-5%), scendendo a 448.000 tonnellate.

Crollo della produzione di estrusi

Al contrario, la produzione di prodotti estrusi è diminuita drasticamente (-13%), a poco meno di 124.000 tonnellate.

Soprattutto nel settore dell’estrusione di alluminio, i produttori tedeschi si trovano sempre più ad affrontare la pressione competitiva di paesi terzi, in particolare della Turchia.

Nel primo trimestre del 2024, la quota di mercato dei produttori tedeschi ha raggiunto solo poco più di un terzo.

Attualmente, i prodotti maggiormente importati sono proprio quelli provenienti dalla Turchia. Negli ultimi anni la loro quota di mercato è aumentata fino a circa il 10%. Secondo Aluminium Deutschland, l’industria tedesca dipende come nessun’altra dai mercati aperti, ma la concorrenza con gli altri paesi dovrebbe essere leale.

La concorrenza turca è molto forte

L’ondata di importazioni di alluminio dalla Turchia ha sollevato da più parti dubbi sulla parità di condizioni. La questione sembra riguardare l’accesso economico all’alluminio primario russo da parte dei produttori turchi, oltre ai costi per l’approvvigionamento energetico.

Mentre i produttori tedeschi di alluminio devono fare ogni sforzo per diventarne indipendenti dalla Russia, i produttori di altri paesi non hanno questa palla al piede.

Gli effetti delle politiche sanzionatorie, come largamente atteso, sono anche questi: costi drammatici per le industrie del continente e perdita di competitività, particolarmente evidenti nel settore dell’alluminio.

Il modello neozelandese stop-and-go è il futuro delle fonderie d’alluminio?

Una importante fonderia di alluminio neozelandese ha pensato un contratto energetico che può rivoluzionare la struttura dei costi di molti smelter.

Una fonderia di alluminio neozelandese della Rio Tinto, che sembrava condannata all’oblio, riprenderà l’attività grazie ad una formula che, per certi versi, può sembrare rivoluzionaria e che potrebbe aprire la strada ad un nuovo sistema di produzione.

La grande novità è contenuta negli accordi che Rio Tinto ha siglato per rifornire di energia elettrica il suo smelter a Tiwai Point.

Contratti ventennali con i produttori di elettricità Meridian Energy, Contact Energy e Mercury NZ per fissare i prezzi per un totale di 572 megawatt (MW) di elettricità che soddisferanno l’intero fabbisogno della fonderia, ma con un’importante clausola che prevede la riduzione dei consumi fino a 185 MW in periodi di scarsità di offerta e di forte richiesta.

Una specie di batteria inversa per un intero paese

D’altronde, le fonti energetiche sottostanti alla fornitura sono un mix di energie rinnovabili, notoriamente altalenanti in termini di continuità.

Considerando che New Zealand Aluminium Smelters (NZAS) rappresenta circa il 13% di tutta la domanda di elettricità della Nuova Zelanda, la nuova strada intrapresa trasforma la fonderia in una specie di gigantesca batteria per l’intero paese.

Come noto, le fonderie di alluminio sono tra i maggiori consumatori di energia e, tradizionalmente, fanno affidamento su contratti con impianti di combustibile fossile per funzionare.

Allo stesso modo, i produttori di energia hanno fatto affidamento sulle fonderie di alluminio come fonti affidabili e costanti di domanda per i loro impianti di combustibili fossili.

I tradizionali contratti energetici sono ormai economicamente insostenibili per gli smelter di alluminio

Nel caso in questione, è interessante notare come non si tratti soltanto di una misura che ha a che fare con il cambiamento climatico e con l’utilizzo di energie rinnovabili, ma riflette l’impossibilità economica di continuare a produrre con costi energetici diventati troppo alti.

Tanto è vero che, meno di quattro anni fa, Rio Tinto aveva deciso di chiudere lo smelter di Tiwai Point alimentato principalmente da energia idroelettrica, dal momento che non era più redditizio.

Secondo molti analisti, le fonderie in Australia, che hanno un futuro incerto a causa dei costi alle stelle delle loro forniture di elettricità da combustibili fossili, potrebbero seguire lo stesso modello della Nuova Zelanda.

L’idea di utilizzare le fonderie di alluminio come una sorta di batterie inverse, che funzionano a pieno regime quando la fornitura di energia rinnovabile a basso costo è abbondante e poi si spengono durante i periodi di punta per liberare energia, potrebbe farsi largo anche in altri paesi del mondo.

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